L’informazione dei media genera violenza per vendere?

Pagina aggiornata il 1 Marzo, 2024

La libertà di stampa è un diritto prezioso, ottenuto attraverso secoli di sacrifici, battaglie, lotte.

Perché abusarne? Spiego.

Oggi su un quotidiano a tiratura nazionale (chiamiamolo X) è apparso un articolo su un fatto di cronaca violenta (chiamiamolo ALFA). Fin qui, tutto normale. Notizia triste è che X, oltre a descrivere ALFA, ha spiegato in un trafiletto i modi e i mezzi da adottare per effettuare la violenza, nonché i prodotti utili con tanto di nome, di foto e d’indicazioni sul come procurarseli.

Ora, la colpa non è solo del quotidiano, poiché si è solo limitato ad essere in linea con le altre fonti di informazione, giornali e televisione. Cambiano i tempi, cambia anche lo scopo della comunicazione: non più informare ma vendere.

Da alcuni anni le notizie hanno assunto una personalità nuova, molte volte morbosa, quasi macabra. Capita spesso si seguire un telegiornale e venire a sapere con quante martellate alla testa una persona ha perso la vita (in orari di fascia protetta poi..); oppure un’accurata descrizione delle ferite provocate da un incidente, stile copione da film Horror; oppure ancora, come nel caso di oggi, telegiornali e quotidiani ci spiegano tutto ciò che si deve sapere per compiere una violenza, una rapina, una bravata.

Perché?

Perché insistere nei particolari raccapriccianti e/o fornire il lettore, o lo spettatore, di esaudienti “istruzioni per l’uso” o per meglio dire per l’abuso?

Perchè insistere su fatti di cronaca alimentando fenomeni di emulazione?

Basta citare due esempi: il bullismo (più se ne parlava, più sembrava diffondersi e ora, che non se ne parla più, dov’è finito?); per non parlare delle recenti notizie sui Rom che hanno rischiato di innescare una serie di spedizioni punitive anche contro chi non aveva alcuna colpa se non la nazionalità d’origine.

La parola d’ordine sembra essere “violenza”, se poi dietro vengono fuori anche storie di gelosie, amanti, tradimenti.. tanto meglio, la curiosità aumenta!

Ma di chi è la colpa?

Della fonte d’informazione o del destinatario della stessa?

Purtroppo vende più una storia violenta densa di particolari agghiaccianti e retroscena da film che una buona notizia.

Questa però non è una giustificazione, non è libertà di stampa e non è (o meglio non dovrebbe essere) la miglior interpretazione di quel diritto, raggiunto dopo secoli di sacrifici, di battaglie, di lotte.

Lascia un commento